Specifiche
Ottica: Vixen Visac 1800 f/9 - CCD QHY8 OSC - Guida fuori
asse MZ5
Montatura: Syntha EQ6
Pose: 8x10m RGB + 6x10m Ha
Acquisizione con Nebulosity - Elaborazione con
Photoshop
Sito: Monte S.Giovanni Campano (FR), agosto 2010
Note
Come
il precedente, anche questo è un post particolare. Reduce da una splendida
sessione di serate estive, la luna di agosto è stata intensa di esperimenti e
proficua di risultati, avevo un proposito vecchio di un paio di anni almeno:
fare la Nebulosa dell’Aquila coi 10” e i 3 metri dello ZEN. Poi dopo diverse prove
ho capito che forzare quest’ottica, grande nell’alta risoluzione quanto lenta
sul profondo cielo, mi avrebbe richiesto troppo tempo, che avrei potuto
impiegare col più veloce VISAC su nuovi oggetti. Inoltre da qualche scatto ho
anche visto che il quadro non era poi così più grande, 3 m contro 1,8 m, e che
per andare veramente dentro quelle magiche stalagmiti ci voleva ben altro, non
dico Hubble, ma almeno 5 m e a non più di f/10. Tanto valeva croppare quello
che avevo ripreso col fido VISAC nell’estate di un paio di anni fa a casa del
mio amico Stefano in Ciociaria. E’
quello che vi presento.
La Nebulosa Aquila (nota anche come M 16 o NNGC 6611)
è una grande regione H II nella Coda del Serpente, formata da un giovane ammasso aperto associato
ad una nebulosa a emissione composta da idrogeno ionizzato, catalogata come IC
4703. La sua distanza, più incerta del solito, è di circa 6000 anni luce
dalla Terra, nel mezzo del Braccio del Sagittario.
M16 contiene formazioni rese
celebri dall’occhio di Hubble, i cosiddetti Pilastri della Creazione, le lunghe
colonne di gas oscuro originate dal vento stellare delle stelle dell'ammasso
centrale, estese per molti anni luce, con le le immense ali che danno il nome
alla nebulosa. L'ammasso è composto da un gran numero di supergiganti blu molto
calde e brillanti; la loro età tipica è di appena 2-3 milioni di anni, un millesimo cioè dell'età del nostro Sole.
Davvero impressionanti sono
quegli enormi filamenti di gas denso che racchiudono al loro interno stelle in
formazione e che vengono modellati, illuminati e lentamente consumati proprio dalla
luce ultravioletta che proviene dalle brillanti stelle appena nate e che
formano l’ammasso chiamato NGC
6611. All’interno ci sono gli embrioni di prossime stelle che usciranno dalla
loro “placenta” di gas denso e scuro quando la luce ultravioletta delle stelle
vicine avrà sgretolato e soffiato via queste incredibili stalagmiti gassose.
Tra pochi milioni di anni, un battito di ciglia cioè nello spazio-tempo
dell’universo, le colonne di gas saranno sparite e le nuove stelle si uniranno
alle compagne che adesso le stanno aiutando a nascere.
Tech Specs
Lens: Vixen Visac 1800 f/9 – CCD QHY8 OSC – Off-axis
guide with MZ5
Mount: Syntha
EQ6
Exposure: 8x10m RGB + 6x10m Ha
Acquisition: Nebulosity – Processing: Photoshop
Location: Monte
S.Giovanni Campano (FR), august 2010
My Notes
Similarly
to the previous post, the present one is somehow special. Back from a great
sessions of summer nights, when the august new moon brought plenty of experiments
and good results. Imaging the Eagle Nebula with the 10” and 3 metres of my ZEN
was one of my oldest purposes, but I realized that to force that tube, great
for high res but slow and dark to deep sky imaging, would take a lot of my
precious night time. Some preliminary shots have also shown that the focal length
was no such to go really in depth into those incredible gaseous stalagmites, where
a 5 metres, f/10 optic at least would be required.
Consequently,
I turned my mind to use a cropped version of the shots taken a couple of years
ago at the summer house of my friend Stefano in Ciociaria. That’s what I do and
show here.
The Eagle Nebula, aka M16 or
NGC6611, is a large H II region in the Snake Tail, where a young open cluster
feeds a ionized hydrogen bright nebula, classified as IC4703. Its distance from
us is particularly rough, estimated as 6000 ly, in the medium
Sagittarius Arm.
Just in the centre of M16 the
Hubble eye took the famous pictures of the Pilars of Creation, long dark gases
columns formed by the stellar wind of the central cluster, extending for
several light years with the immense wings that give the name to the nebula. The
cluster is formed by many blue supergiant stars, very hot and bright, born some
2-3 million of years ago, that is one thousand times younger than our Sun
Really
impressive indeed are those huge and dense gaseous filaments which hide the new
born stars and are modelled, light up and slowly burnt down by the ultraviolet
radiation of the bright stars, just born up in the cluster (NGC6611). Inside
the pillars the ‘embryos’ are of the new stars which will grow up from that dark
gaseous ‘placenta’ as soon as the ultraviolet light of the closest stars will
crumble and blow off those amazing stalagmites.
Within
a few millions years, that’s more or less a blink in the space-time scale of the
Universe, the gas pillars will disappear and the newborn stars will join the companions
which are presently helping them to spring up.
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